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  Strage di Ustica 32 anni alla ricerca della verità

Strage di Ustica 32 anni alla ricerca della verità

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Di Enzo Carrozzini

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Questa frase è riportata nel sito www.stragediustica.info, creato dall’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, (cui rimandiamo i lettori desiderosi di approfondire sulla tragica vicenda), che, oggi, a 32 anni di distanza ancora non riescono ad avere giustizia per la perdita dei loro cari.
Venerdì 27 Giugno 1980 alle 20 e 59 un Dc 9 della compagnia aerea Itavia sulla rotta Bologna Palermo, veniva abbattuto da un missile nel cielo dell’isola di Ustica(Pa), provocando la morte di 81 persone, delle quali 13 bambini.
Tra depistaggi operati da alti gradi militari dell’arma azzurra, dimenticanze, omissis, segreto di Stato, mancati funzionamenti di dispositivi destinati alla difesa aerea del bel Paese, fogli di servizio strappati in corrispondenza del 27 Giugno, e ancora morti sospette tra suicidi, incidenti stradali, e aerei come quello di due piloti delle frecce tricolori scontratisi in volo, tutti uomini che quella sera , in diverse parti d’Italia erano in servizio in quanto militari, e come tali avevano assistito in maniera diretta o indiretta alla dinamica dell’incidente. Sin dall’inizio la vicenda ha dovuto subire reticenze governative e militari, in quanto si accreditava che il sinistro fosse stato causato da un cedimento strutturale o dall’esplosione di una bomba a bordo dell’aeromobile . L’opera certosina del magistrato  Rosario Priore, titolare dell’inchiesta, ha dimostrato che le analisi eseguite sui resti dell’aereo, ripescato dalle profondità del mar Tirreno, recavano tracce inconfondibili di esplosivo usato per armare i missili di aerei militari. C’era un intensa attività aerea in quel periodo, la presenza delle forze nato alla rada del porto di Napoli, per le tensioni con la Libia di Gheddafi.
• Non v’è certezza di come si siano svolti i fatti, ma c’è più di un ragionevole ipotesi, perché il DC 9 sia stato abbattuto. La sequenza che riportiamo è stata possibile apprenderla dalla interpretazione delle tracce radar esistenti : ad un certo punto caccia intercettori Nato all’altezza del mar Tirreno in linea d’aria con la città di Firenze inseguono un aereo non bene individuato che tenta di farsi scudo dell’aereo di linea per non essere “intercettato”, all’improvviso nel tratto di cielo tra l’Isola di Ponza e Ustica, la traccia del velivolo più piccolo devia verso sinistra e scompare, quella dell’aereo di linea prosegue ancora per poco la sua corsa fino a scomparire definitivamente dal radar. Il resto è giubbini gonfiabili, resti umani, poltroncine, tracce di nafta galleggianti sulle splendide acque di Ustica. Da quel giorno si brancola nel buio più completo, con le autorità intente più ad accreditare ipotesi inverosimili. Tra l’altro, il 18 Luglio, quelle stesse autorità diramano la notizia che sulle alture della Sila in Calabria, sono stati rinvenuti resti di un aereo da combattimento Mig dell’aviazione libica e del suo pilota. E’ la conferma che nei cieli di Ustica quella sera abbia avuto luogo un vero e proprio scenario di guerra, tra il Mig impegnato a scortare un altro aereo sul quale si ritiene viaggiasse il leader della jamahiria Muammar Gheddafi, e due velivoli americani, e in quello scontro il Dc 9 Itavia abbia subito la peggio. Si narra che Gheddafi poi sia riuscito a salvarsi, grazie all’intervento dei nostri servizi segreti atterrando a Malta. A distanza di 32 anni le vittime ed i loro familiari chiedono giustizia. A nulla sono valsi processi (laddove i vertici dell’aeronautica imputati di alto tradimento sono stati prosciolti perché il delitto è andato in prescrizione, o andati assolti), decine di libri sull’argomento, trasmissioni televisive, opere cinematografiche tra le quali desideriamo citare “Il muro di Gomma” , che definisce magistralmente tutti gli ostacoli che i familiari delle vittime hanno dovuto affrontare per giungere, purtroppo senza risultato alcuno, alla scoperta della verità. Indubbiamente non sarebbe stato bello apprendere 30 anni orsono, ancora in piena guerra fredda, che 81 persone fossero state vittime del “friendly fire” (fuoco amico), e non lo sarebbe ora, ma non si può più aspettare. E’ ormai acclarato che queste faccende riguardano la sicurezza dello Stato, ma andatelo a raccontare ai familiari delle vittime. Non è giustificabile che i Governi succedutosi nel corso di questi trenta e passa anni, non abbiano mosso un dito per la scoperta della verità, nonostante le passerelle elettoralistiche ad ogni anniversario. Riteniamo sia arrivato il tempo di rimuovere gli “omissis”. Ricordiamo con compassione il nome di quelle persone e esprimiamo umana solidarietà ai loro familiari:
Cinzia Andres,
Luigi Andres,
Francesco Baiamonte,
Paola Bonati,
Alberto Bonfietti,
Alberto Bosco,
Maria Vincenza Calderone,
Giuseppe Cammarota,
Arnaldo Campanini,
Antonio Candia,
Antonella Cappellini,
Giovanni Cerami,
Maria Grazia Croce,
Francesca D’Alfonso,
Salvatore D’Alfonso,
Sebastiano D’Alfonso,
Michele Davì,
Giuseppe Calogero De Ciccio,
Rosa De Dominicis,
Elvira De Lisi,
Francesco Di Natale,
Antonella Diodato,
Giuseppe Diodato,
Vincenzo Diodato,
Giacomo Filippi,
Enzo Fontana,
Vito Fontana,
Carmela Fullone,
Rosario Fullone,
Vito Gallo,
Domenico Gatti,
Guelfo Gherardi,
Antonino Greco,
Berta Gruber,
Andrea Guarano,
Vincenzo Guardi,
Giacomo Guerino,
Graziella Guerra,
Rita Guzzo,
Giuseppe Lachina,
Gaetano La Rocca,
Paolo Licata,
Maria Rosaria Liotta,
Francesca Lupo,
Giovanna Lupo,
Giuseppe Manitta,
Claudio Marchese,
Daniela Marfisi,
Tiziana Marfisi,
Erica Mazzel,
Rita Mazzel,
Maria Assunta Mignani,
Annino Molteni,
Paolo Morici,
Guglielmo Norritto,
Lorenzo Ongari,
Paola Papi,
Alessandra Parisi,
Carlo Parrinello,
Francesca Parrinello,
Anna Paola Pellicciani,
Antonella Pinocchio,
Giovanni Pinocchio,
Gaetano Prestileo,
Andrea Reina,
Giulia Reina,
Costanzo Ronchini,
Marianna Siracusa,
Maria Elena Speciale,
Giuliana Superchi,
Antonio Torres,
Giulia Maria Concetta Tripliciano,
Pierpaolo Ugolini,
Daniela Valentini,
Giuseppe Valenza,
Massimo Venturi,
Marco Volanti,
Maria Volpe,
Alessandro Zanetti,
Emanuele Zanetti,
Nicola Zanetti.
Uno Stato democratico deve saper fare i conti col suo passato, la strage di Ustica è l’ennesima perla dei misteri irrisolti del Bel Paese, è necessario rendere giustizia a queste vittime come le tante altre che hanno avuto la sfortuna di imbattersi ad un certo punto della loro vita con l’esercizio di poteri innominabili e incontrollabili. La ricerca della verità è un dovere per chi è impegnato nelle Istituzioni, non è solo esercizio astratto del pensiero. Uno Stato che si definisce Democratico, non potrà mai essere completamente tale, se non darà risposte a questo a Mistero come a tutti gli altri Misteri che hanno funestato il corso della sua vita….

 

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