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Donne albanesi. Dalla padella alla brace dell’ Efferato Inumano

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Di Janni Luan Cajku

Vi presento un nuovo mostro. Questa volta è una donna albanese In questi giorni primaverili, la nebbia ha avvolto il cielo con il suo tessuto grigio. È come se, in qualche modo volesse nascondere il dolore che in questo momento ha invaso alcune donne della “Terra Rossa”. Il sole tende a lasciar entrare alcuni dei suoi raggi luminosi e caldi, ma vengono subito resi ciechi dallo strato grigio posato nella loro vita. Sono impegnate in una lotta continua tra il passato il presente e il loro futuro così incerto. Alcune sono fornite di tanta consapevolezza, cioè conoscono le difficoltà, ma sono decise di liberarsi dall’inferno creato all’interno delle loro “famiglie”. Segnalano, poi denunciano le violenze subite, sono incoraggiate perché sono protette e aiutate dallo stato (ovviamente là dove uno stato non solo esiste ma funziona). Si trovano costrette ad abbandonare le loro case e recarsi (secondo l’ordine del tribunale) presso centri specializzati per la protezione delle donne a rischio, in difficoltà o sotto pressione da parte dei loro aggressori. In qualunque luogo. Si è abituati a sentire storie di episodi “insoliti” su donne disagiate. Ci sono state nel passato, ci sono ora e purtroppo ci saranno nel mondo ancora donne dissanguate, donne violentate, donne offese, donne mutilate, donne marginate, donne vendute, donne picchiate, donne tiranneggiate. Vivono in borghi, città, nazioni o continenti diversi, ma in comune hanno la cosa più sublime che ci sia, sonno donne. Dall’altro canto, anche i loro aggressori hanno molto in comune, si assomigliano ed hanno tutti lo stesso nome; Efferato Inumano. Alcune donne sono ancora più legate tra di loro, sono già madri, mentre altre sognavano o sognano di diventare. Quindi, non è una novità, ma né anche una realtà solo albanese quella della violenza delle donne dall’’Efferato Inumano, ma l’accaduto di alcuni giorni fa ha dell’insolito, proprio perché l’Efferato Inumano è una donna ed è di origine albanese. In Albania, alcune donne avevano denunciato l’Efferato Inumano tramite un’iniziativa presa da una TV commerciale nazionale. Si erano mobilitate le forze dell’ordine e le donne maltrattate (alcune anche con figli) erano state sistemate presso dei centri specializzati. Questi centri avrebbero dovuto garantire una maggiore sicurezza della loro esistenza e aiutare loro a rifarsi un’altra vita. Quando si trasferiscono all’interno di questi centri (in teoria) queste donne vengono spalleggiate, aiutate e curate non solo fisicamente, ma ricevono anche un sostegno psicologico. All’interno del centro quest’ultimo non esiste come servizio. Si spera in qualche collaborazione fittizia dall’esterno. Un centro (dico un centro non perché in Albania ci siano tanti centri che aiutano le donne e i bambini, ma giusto per evitare di nominarlo) nota che i riflettori dei giornalisti si erano spenti. Intanto, le ferite delle loro donne SFORTUNATE sembravano di voler cicatrizzarsi, ma i lividi di alcune di loro cominciano a provocare dei dolori atroci. I dolori diventano così forti che si trovano costrette a scappare dal centro durante la sera tardi, e recarsi alle porte della stessa televisione che ai tempi aveva dato delle speranze. Le donne chiedono a tutti i costi un incontro con i giornalisti di “Fix Fare”. Davanti ai riflettori di nuovo accesi, alcune con bambini in braccio hanno parlato e singhiozzando hanno raccontato la loro nuova storia. Il nuovo mostro, cioè la direttrice del centro minacciava in continuazione di cacciare loro in mezzo alla strada insieme ai loro stracci e i loro bambini. Raccomandava loro di chiedere aiuti ai propri amanti perché solo le puttane venivano picchiate come loro (non per nulla erano finite in quel centro). Offendeva, ma quando le chiamava nel suo ufficio (eh, sì, perché i nuovi mostri hanno pure dei uffici) usava anche della violenza (si spera solo verbale). Chi osava a contraddirla veniva punita, come per esempio stare chiusa i camera, togliere il cibo fino a un nuovo ordine del mostro, ecc. Le donne non erano protette (come mostrò il caso di una di loro, la quale era uscita dal centro per accompagnare i figli a scuola e fu picchiata a sangue e resa quasi ceca dal suo ex marito o meglio Efferato Inumano giusto per chiamarlo col proprio nome). Anche dopo l’incidente avvenuto nei pressi del centro, la donna deve uscire mascherata per portare i figli a scuola o per altre cose indispensabili. Dopo aver fatto un indagine (camere nascoste incluse) si scopre il vero ruolo del mostro ë la mostruosità con la quale il centro protegge le donne che ogni momento della loro vita sono minacciate a morte ( il rischio altissimo per la loro vita l’ha constatato anche il tribunale). Il mostro viene intervistata dalla medesima televisione di prima, parla quasi in dialetto, anche se ormai il suo dialetto potrebbe diventare la lingua ufficiale albanese, lo parlano e lo capiscono tutti, si sente ovunque e spesso. Viene denominato come il dialetto dei “capi” ma la sua intonazione è tipica dei “papponi”. Quella del pappone è una figura istituzionale tipica albanese, altamente qualificata. Il un nuovo mostro ci tiene a spiegare anche in televisione: loro non sono obbligate a stare serrate in questi centri, ma non possono né anche essere accompagnate, tranne in qualche caso di una rilevante importanza (come se accompagnare i bambini a scuola o cercare un lavoro fosse una cosa da niente e del tutto irrilevante per la loro esistenza). Le stesse abitanti del centro confermano che: non hanno un sostegno psicologico, manca un legale, manca del tutto la privacy, non possono usare un telefono senza essere spiate e spesso i quattrini guadagnati fuori dal centro vengono consegnati e amministrati dal centro. Se non chiedono di vivere diversamente da come ha deciso per loro il nuovo mostro l’Efferato Inumano, e non come si dovrebbe vivere dopo aver subito una tale tragedia che le ha costrette di rinchiudersi in quella nuova casa di pena, le donne potranno avere un letto per dormire, un pezzo di pane, la scuola per i figli spaventati dai padri spesso ubriachi, il proprio Efferato Inumano che razzola intorno ogni giorno minacciandole a morte, mettendo in pericolo ogni giorno la loro vita e se tutto va bene non sapranno mai esattamente da quale morte dovranno morire. Potranno solo immaginarla, pregare Dio e sperare che ci sia uno che ascolta anche le loro preghiere e spiegare a loro il perché di tanto dolore causato dal nuovo e il vecchio Efferato Inumano.

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